Quasi la metà dei consumatori teme un data breach

Il 55% dei consumatori è inoltre convinto che le aziende non facciano abbastanza per tutelare i loro dati online

Quasi la metà (48%) dei consumatori nel mondo teme di essere esposta a una potenziale violazione dei dati sensibili, mentre il 30% ne è già stata vittima. Secondo la nuova ricerca di OpSec Security nel 2020 si è registrato un aumento del 7% delle violazioni di questo tipo rispetto al 2019.

L’annuale Consumer Barometer Report di OpSec, che ha coinvolto 2.600 intervistati, ha rilevato inoltre che il 46% delle vittime di violazioni dei dati sensibili (data breach) è stato contattato dai Brand da due a cinque volte in merito alla compromissione dei propri dati, mentre il 9% è stato contattato più di cinque volte. Questa situazione ha portato oltre la metà (55%) dei consumatori a convincersi che le aziende non stiano facendo abbastanza per proteggere i loro dati personali.

Bill Birnie, Senior Vice President e General Manager della divisione Online di OpSec Security, ha commentato: “Molti consumatori assistono con impotenza alla frequenza con cui si verificano violazioni relative ai dati sensibili. La nostra ricerca rivela infatti che il 30% di coloro che sono stati vittime di data breach quando ne è venuto a conoscenza non ne è rimasto sorpreso. Tuttavia, questa rassegnazione è spesso accompagnata dall’aspettativa, da parte dei clienti, che i Brand dispongano degli strumenti necessari per salvaguardare i dati personali e delle carte di credito dei propri clienti. Inoltre, per far fronte ad eventuali perdite economiche derivanti da un data breach, i consumatori si aspettano un rimborso da parte del Brand. Nonostante ciò, le violazioni dei dati sensibili su larga scala continuano a danneggiare i Brand, poiché il 64% delle vittime ha perso la fiducia nell’azienda o nel marchio, ritenendoli responsabili di non aver protetto adeguatamente i loro dati.”

“A seguito dell’impatto del COVID-19 molti consumatori conducono ormai gran parte della loro vita online, i Brand devono essere più proattivi che mai in materia di sicurezza informatica e di protezione dei consumatori, con soluzioni che siano in grado di minimizzare questi rischi. Non farlo può essere estremamente costoso, non solo in termini di conformità in merito alle normative sulla gestione dei dati, ma anche di perdita dei clienti. Il 28% dei consumatori che ha perso la fiducia in un Brand a causa di un data breach, dichiara che non effettuerà più acquisti da quel marchio”.

La ricerca di OpSec Security evidenzia inoltre che del 40% dei consumatori che ha subito una violazione dei propri dati personali, solo il 9% ha ricevuto un rimborso in denaro.

Poiché l’e-commerce è diventato il mezzo preferito per acquistare beni e prodotti, ulteriormente spinto dalle circostanze imposte dal COVID-19, è probabile che i consumatori siano maggiormente preoccupati nell’usare i dati della propria carta di credito. Dalla ricerca è emerso che quasi la metà (47%) dei consumatori ha molti timori nell’utilizzarla per effettuare un acquisto online, esprimendo una seria preoccupazione sulla possibilità che si verifichi un furto di dati da parte di hacker (62%), furto di denaro da parte di truffatori (58%) o un furto di identità (57%).

Bill Birnie, VP e GM di OpSec

Bill Birnie ha aggiunto: “Proteggere i consumatori comprende una serie di azioni, che vanno dalla protezione dei dati personali e della carta di credito, alla protezione da chi vende prodotti contraffatti. I brand devono essere proattivi e prestare la massima attenzione alla sicurezza dei consumatori, il modo migliore per raggiungere questo obiettivo è di avvalersi della collaborazione di specialisti, come OpSec Security, per garantire di poter disporre di strumenti e processi che consentano di individuare rapidamente ogni possibile minaccia e di intraprendere le azioni necessarie per prevenire eventuali attacchi”.

Per un approfondimento dei risultati della ricerca di OpSec Security e su come è possibile proteggere meglio i Brand e i clienti, il report completo è disponibile qui: “OpSec Barometer: Navigating the New Normal Online”.

 

 

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