Logistica 4.0 parte quarta: Gli Hub Logistici

Le aree logistiche sono il perno centrale su cui ruotano tutti i sistemi di movimentazione. Nel nostro paese  per lo smistamento delle merci provenienti dal mare. La ragione è da individuare nell’equidistanza dai grandi poli industriali che rappresentano i destinatari finali, oltre che dai principali porti del nord Italia così come dagli scali ferroviari.

L’area Padana: l’espansione del polo logistico

Oltre all’esigenza di espandere e potenziare aree portuali e vie di collegamento è necessario avere uno o più punti logistici di smistamento delle merci in grado di gestire gli enormi flussi che potrebbero arrivare. Come già detto nella prima puntata, la mancanza di spazio retrostante ai porti italiani, utile per disporre di una sufficiente movimentazione, ha costretto alla scelta di luoghi più distanti dalle aree marine. L’esigenza giustamente è stata quella di non allontanarsi troppo dal mare e possibilmente andare a identificare un punto “comodo” per tutti. Geograficamente le zone più “a portata di mano” sono quelle inserite nella bassa pianura Padana, immediatamente a ridosso dell’Appennino. Questa macro area comprende le regioni Piemonte, Lombardia ed Emilia Romagna le quali rientrano nella denominazione Regione Logistica Milanese (RLM). Le zone interessate hanno e avranno un’espansione lungo la dorsale appenninica, chiedendo sempre più spazio grazie anche alla fitta rete di collegamenti stradali e ferroviari. La RLM è attraversata da oltre 700 km di strade che movimentano 300 milioni di tonnellate l’anno e 850 km di ferrovie con 13 terminal intermodali, che però muovono “solo” 20 milioni di tonnellate annue. I primi mesi del 2020 hanno visto la firma di un importante protocollo di intesa per lo sviluppo delle aree intermodali che comprende piani di sviluppo su più fronti: prima che la crisi bloccasse tutto, si è preso atto dei progetti contenuti nel protocollo. Sarà una lenta ripresa ma che senz’altro vedrà l’ulteriore espansione della RLM, già considerata come “retro porto di Genova” dove hanno sede da qualche anno i terminal principali di alcune multinazionali dell’e-commerce (Amazon e Leroy Merlin per esempio). Questo rappresenta un vero punto nevralgico e strategico che in futuro dovrà essere in grado di smistare le merci con destinazione nord/sud e che dovrà essere promosso, diventando un’opportunità per attirare nuove aziende che vorranno investire nel settore.

 

Il protocollo di intesa comprende progetti di sviluppo multi-zona che riguardano anche altri hub logistici considerati altrettanto fondamentali:

– Le aree limitrofe a Novi Ligure, che sono a tutti gli effetti le zone più vicine al porto di Genova, e che avranno la funzione di prima ricezione delle merci marittime una volta concluso il Terzo Valico che proprio a Novi ha inizio.

– Lo scalo di Torino Orbassano, nato alla fine degli anni 80 e ora in stato di semi-abbandono sarà un altro hub logistico importante, poiché, oltre all’effettiva buona capienza dello scalo ferroviario, rappresenta il primo punto utile di ricezione di tutte le merci provenienti dalla Francia via Fréjus, sia stradale che ferroviario.

– Le aree del varesotto e comasco, dotate dei poli logistici di Gallarate (anche per trasporto aereo, data la sua vicinanza a Milano Malpensa) e Chiasso, entrambe destinate alla ricezione e smistamento delle merci in arrivo dalla Svizzera.

– Sviluppo dell’area circostante e potenziamento del porto di Vado Ligure, dato lo spazio insufficiente del porto di Genova. Potenziamento del collegamento ferroviario verso Torino e possibilità di sfruttare l’autostrada A6 e A10.

L’obiettivo finale del protocollo di intesa è sviluppare una rete di aree logistiche in punti chiave dell‘area padana, ossia zone specifiche che si trovino sul percorso delle principali direttrici europee, implementando allo stesso tempo i collegamenti intermodali con i principali porti del nord Italia. L’esigenza di riuscire a velocizzare e migliorare i flussi di scambio con il nord Europa è un traguardo fondamentale poiché la situazione pre-crisi mostrava un certo isolamento dai flussi commerciali. È ancora prematuro tracciare una fotografia odierna, tuttavia si può contare sulla ripresa dei cantieri del Terzo Valico, auspicando anche se con tempi non certo brevi, la ripresa a pieno regime delle attività logistiche.

Lo sviluppo non basta, ora ci sono problemi più importanti…

La ripartenza della logistica oggi necessita, oltre ai progetti di sviluppo, anche una profonda riorganizzazione da ogni punto di vista. Le recenti norme anti Covid-19, sebbene assolutamente necessarie, rappresentano un grosso freno verso il ritorno alla normalità. Normalità che, così come la logistica delle merci era organizzata fino a tre mesi fa, non tornerà più. Al momento servono accorgimenti che hanno la massima precedenza rispetto ai i punti previsti sul protocollo di intesa. Ad esempio occorre portare a termine il processo di dematerializzazione dei documenti merci. Con gli hub logistici che tornano a lavorare, la quantità di documenti cartacei in circolazione potrebbe rappresentare un grosso rischio, nonché vettore di contagio per il personale addetto. Con un flusso documentale digitale, ci sarebbero più garanzie per i lavoratori, e un significativo risparmio di tempo impiegato per una normale movimentazione delle merci. Allo stesso modo il social distancing non permette più un massivo impiego di personale e pertanto la capacità intra-logistica “frenata” dei siti si ripercuote su tutta la catena distributiva. Occorre quindi adattare l’organizzazione logistica alle regole sanitarie, sfruttando l’automazione: ciò non significa sfruttare l’occasione per dimezzare il numero di risorse e ridurre i costi, bensì dare a tutti la possibilità di dare continuità al servizio con rischi contenuti.

Tutti questi accorgimenti non sono certamente facili da mettere in pratica nell’immediato, ma sono comunque necessari. Purtroppo nessuno è in grado di stabilire quando la situazione di crisi e incertezza post covid potrà terminare. Ora però, come per molti altri settori, si sta presentando l’occasione, una volta tanto, per predisporre programmi a lungo termine anziché soluzioni tampone che, come già visto diverse volte, alla lunga non risolvono i problemi.

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