Il Recycling: non è un mondo da buttare

Da oltre 20 anni si sta cercando di far entrare in modo completo la materia rigenerata nei cicli di produzione industriale. Purtroppo la sensazione è che ci sia ancora poca consapevolezza e una scarsa visione dei vantaggi che l’uso di materiali riciclati può portare. L’offerta del rigenerato supera la domanda, e probabilmente tutta la filiera produttiva trarrebbe benefici economici riprogrammando i propri flussi tenendo conto della materia rigenerata in un’ottica di economia circolare. È chiaro che passare completamente all’utilizzo esclusivo di queste materie metterebbe in grosse difficoltà i produttori di materia prima nuova, tuttavia questi ultimi avrebbero comunque la possibilità di convertire gradualmente parte della produzione sfruttando le materie prime secondarie: termine che sta ad indicare tutto ciò che è rigenerato.

Ora come ora servirebbero più impianti per la rigenerazione ma è altrettanto vero che la domanda di rigenerato è sempre stata ben inferiore rispetto alla disponibilità. Inoltre, assieme alla rigenerazione l’estrazione della materia dagli scarti è già una realtà dai risultati sorprendenti.

Eco è bello ma non troppo: le cifre

A quanto pare consumatori e amministrazioni pubbliche sono attentissimi all’ambiente ma non sembrano amare particolarmente i prodotti ottenuti con il riciclo. La motivazione di questa scarsa richiesta potrebbe essere dovuta a una convinzione che il recycling preservi l’ambiente dai rifiuti, e con la raccolta differenziata ci si senta più “ecologici”.

Tuttavia una volta diventato rifiuto, che sia plastica, carta o vetro, nell’immaginario collettivo resta tale anche se assume nuove forme e utilizzi. Forse gli ultimi trent’anni hanno cambiato la nostra visione sul concetto di rigenerato; eppure una volta era diverso: chi ricorda il tempo in cui esisteva il vuoto a rendere delle bottiglie di vetro all’interno dei primi grandi supermarket? Inoltre il periodo di confinamento ha spinto la popolazione ad approvvigionamenti massivi facendo crescere ulteriormente la quantità di materiale rigenerabile. I dati della ricerca condotta nel 2019 dalla Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile danno un’indicazione di quale direzione stia prendendo l’ambito della rigenerazione nel periodo 2009 – 2018. Vengono prese in esame numerose tipologie di materiale e dalle cinque categorie più importanti ci si può fare un idea. Vediamole:

Vetro – si è partiti da 1,3 mln di tonnellate di materiale rigenerato nel 2009 per arrivare a 1,9 mln del 2018 con una crescita netta del 38%. L’Italia è al terzo posto per quantità di vetro rigenerato (74%) dietro Germania (84%) e Francia (78%).

Plastica – da 0,7 mln di tonnellate si è arrivati a 1,02 mln. La plastica è il materiale che ha beneficiato di più della rigenerazione con una crescita del 45%. Sempre terzo il nostro paese con il 42% di materia riciclata dietro a Germania e Spagna con il 48%. Occorre fare alcune differenze quando si parla di plastica: logicamente non sono tutte uguali, il PET è destinato ai contenitori, le plastiche miste hanno scarsissimo valore e non rappresentano il materiale ideale per essere rigenerato. È recentissimo lo spot di una nota acqua minerale, che possiede all’interno dei suoi stabilimenti un impianto dedicato alla rigenerazione del PET, dichiarando di risparmiare in questo modo fino al 70% di materia prima per la produzione di nuove bottiglie.

Alluminio – 0,7 mln di tonnellate del 2009 hanno registrato una crescita del 44% arrivando così a sfiorare il milione nel 2018. Il dato interessante è che con la rigenerazione dell’alluminio l’Italia ha potuto diminuire la quantità di produzione di alluminio primario (quello nuovo) per poi cessare completamente nel 2013. Il nostro paese infatti produce attualmente solo il tipo secondario e cioè ricavato dalla rigenerazione.

Carta e cartone –  Nel 2019 si sono raggiunti 5,1 mln equivalenti alla crescita del 10% rispetto al 2014. C’è inoltre da considerare che da qualche anno numerose industrie alimentari stanno iniziando a utilizzare confezioni, bicchieri e posate compostabili. A ogni modo la carta e il cartone riciclato potranno sempre dare vita a imballaggi, scatole, scatoloni e ogni altro oggetto che possa essere realizzato con essa.

RAEE – Computer, smartphone e apparecchiature elettroniche. In questo ambito siamo ancora un po’ indietro, poiché è la materia da rigenerazione più “nuova” ed è riconosciuta da un decennio. Non vi è quindi uno storico vero e proprio come per gli altri materiali. Nel 2016 sono stati rigenerati 0,3 mln di tonnellate. Nel 2019 eravamo al 42% del rigenerato, ben lontani dagli obiettivi previsti del 65%. Purtroppo in questo campo c’è ancora molto da lavorare, considerando fra l’altro che le strutture dedicate per la rigenerazione dei rifiuti elettronici non sono tantissime.

E per il futuro?

Anche nell’ambito della rigenerazione, la tecnologia di ultima generazione sta facendo la sua comparsa. Sarà fondamentale implementare il tracciamento di tutta la filiera: dalla raccolta differenziata al materiale rigenerato pronto per le nuove produzioni. Oltre al potenziamento degli impianti rigenerativi è fondamentale avere un quadro preciso sulla raccolta dei rifiuti. In questo modo sarà possibile in futuro riuscire a rigenerare o destinare alcune tipologie di rifiuti per scopi diversi dalla generazione di energia o per la creazione di materiale inerte. La strada è ancora lunga, ed è necessaria una sensibilizzazione generale, a partire dalla pubblica amministrazione, dai cittadini, fino ad arrivare alle industrie. Il materiale rigenerato per queste ultime potrebbe rappresentare una risorsa dal costo inferiore. Nell’attuale situazione dove ogni realtà sta cercando di predisporre al meglio la ripartenza limitando al massimo i costi, i vantaggi della rigenerazione potrebbero contribuire a un ritorno alla normalità più veloce e sostenibile.

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